Cessione del quinto: chi paga le rate?

Quello con cessione del quinto è un prestito perfetto per il richiedente, in quanto non dovrà essere coinvolto effettivamente nel risarcimento del debito. Sarà infatti il datore di lavoro a provvedere a pagare le rate mensili, utilizzando una parte dello stipendio del suo dipendente per farlo – che ovviamente è pari a un massimo del 20 % dello stesso. Questa soluzione ci permette di non avere grandi pensieri, e inoltre ha il vantaggio di dare alla banca una forte garanzia di ritorno dei soldi spesi. Tutto ciò rende la cessione del quinto ideale anche per i protestati e i cattivi pagatori, che come sappiamo non godono di buona fama agli occhi di banche e istituti di credito. Nel seguente articolo tutti i chiarimenti sul rapporto tra datore di lavoro e obblighi inerenti la cessione del quinto.

Nella cessione del quinto effettivamente è il datore di lavoro a saldare i bollettini ogni mese. In realtà la sua persona è coinvolta in tutte le pratiche inerenti al prestito. Il datore non può rifiutarsi di contribuire in questo senso, in quanto richiedere un simile finanziamento rientra nei diritti del lavoratore. Il discorso vale in ogni caso, a meno che l’importo delle rate mensili non superi il 50 % dello stipendio: solo in queste circostanze è possibile esimersi da tale obbligo.

Sarà sempre il nostro capo a fornire alla banca la documentazione necessaria per ottenere il prestito. Nel dettaglio dovrà passare alla finanziaria informazioni circa il reddito del suo dipendente, presentargli il suo Tfr maturato, e tutto ciò che riguarda eventuali trattenute previdenziali o assistenziali sulla busta paga. Il datore di lavoro quindi è parte interessata dell’insieme di operazioni che concerne la cessione del quinto, spesso anche contro la sua volontà.

Non tutti i datori di lavoro infatti sono ben disposti a prendersi tale impegno, considerando l’onere un vero e proprio carico pendente. Ci sono anche casi in cui il capo trattiene comunque i soldi delle rate dalla paga mensile del suo dipendente, ma si esime dal saldare le rate. In questi casi può avere conseguenze legali anche gravi, oltre che l’obbligo di risanare al più presto il debito contratto (compresi more e interessi, eventuali penali).